Benvenuti a Morjegrad – Masterclass a Sognielettrici, IULM, 2024
Sognielettrici, Festival dell’immaginario fantastico e di fantascienza organizzato dall’Università IULM
Vi racconto la mia masterclass “Costruire mondi: benvenuti a Morjegrad”, con alcune delle slide proiettate e qualche nota a corredo.
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A Milano, presso lo IULM Open Space – Sala dei 146 e Auditorium, dal 7 al 12 ottobre 2024 si è tenuta una grande manifestazione: 6 giorni di film, incontri, convegni. Un enorme lavoro, svolto dal direttore artistico Stefano Locati, dalla coordinatrice degli eventi Elisabetta Di Minico e dalle altre organizzatrici e organizzatori (persone straordinarie per passione e competenza, vi assicuro), per raccontare in ambito accademico il fantastico e la fantascienza da tante prospettive diverse. Un vero onore, per me, tenere la masterclass all’Università con l’attenta e acuta moderazione di Emanuele Manco, giornalista e scrittore.



Siamo dunque partiti per un viaggio alla scoperta del mio universo, che ho cercato di raccontare senza tralasciare nulla: dagli aspetti più ostici nel tratteggio di un mondo che, all’inizio, avevo costruito solo per me stessa; al modo in cui ascoltare ed “esercitare” l’ispirazione; a come entrare in dialogo col pubblico, che quel mondo non conosce e ha bisogno di una guida, nascosta fra le pieghe della narrazione, per poterlo attraversare.
Il video, che trovare al link indicato, è montato con tanto di slide, quindi è più approfondito e contiene aneddoti ecc. Qui sotto, invece, una specie di riassunto, in cui dividerò alcune delle slide proiettate in capitoli, in modo da dare un’idea dei temi affrontati.
Introduzione: dalla realtà alla realtà immaginata



Per costruire un mondo credibile, per quanto “fantastico”, è necessario trattarlo come se fosse reale: in fondo, anche nelle narrazioni in cui il quoziente di realtà è molto elevato chi scrive crea delle “zone immaginarie”, che contribuiscono a dare un’impressione particolare dei luoghi, delle situazioni o dei contesti in cui i personaggi agiscono. Basti pensare alla Parigi di Simenon, per esempio, o al Maine di Stephen King, che in generi e modi diversi ci restituiscono visioni “angolate” di quelle affascinanti realtà. Per questo è importante prestare attenzione al worldbuilding in ogni fase di concept di una storia: la coerenza garantisce l’incontro fra immaginari (dell’autore e del lettore). E se il sense of wonder, oggi, è difficile da stuzzicare, forse una chiave può essere rappresentata proprio dai personaggi: concentrarsi su di essi può creare una forma di risonanza nel lettore che attraverso le emozioni viene trasportato, così, in un mondo “altro”.
Scrivere è comunicare


Ho imparato a mie spese la differenza fra scrivere unicamente per sé e scrivere ANCHE per essere letti. Nella mia esperienza, unire il piacere di scrivere e quello di entrare in contatto con il pubblico mi ha fatto capire che essere “sbilanciati” solo su di sé o, al contrario, solo verso un ipotetico target può essere di ostacolo a una forma di dialogo più “genuino” (facilitando le incomprensioni) e può avere effetti imprevisti sulla percezione della narrazione. Questo non significa che provocazione, spiazzamento o, al contrario, rassicurazione del lettore siano da evitare in assoluto, anzi. Dico soltanto che, nella mia attuale fase di scrittura, mi piace cercare una forma di confronto e dialogo con il pubblico. Per quanto mi riguarda, se durante la stesura del primo romanzo (quando non credevo che avrei mai avuto dei lettori 🙂 ) ho sperimentato in modo audace nello stile ottenendo poi reazioni molto disparate, nel secondo ho declinato la sperimentazione in esplorazione, proprio perché in alcuni casi ero stata fraintesa. Tutto questo senza “tradire” la mia cifra stilistica, ma cercando di evolverla.
Sguardo e ispirazione




Come dicevo, il worldbuilding permea ogni aspetto del concept di una storia. Ma come nasce? L’ispirazione passa attraverso canali diversi per ogni autrice/autore, e per quanto mi riguarda , l’ho già detto altrove, scrivo prima di tutto con gli occhi (una bella sfida per una tizia pesantemente miope!) Ma capire l’ispirazione non è semplice, e soprattutto tradurla in parole. Così, credo sia importante allenare lo sguardo. Lo faccio attraverso la fotografia (ho una collezione di immagini vastissima, che realizzo io stessa), perché la natura è spesso una grande maestra di worldbuilding; lo faccio “leggendo” le emozioni che traspirano dalle opere d’arte, che sono già una dimostrazione di decodifica di ispirazioni “altre”, anche al di là del contenuto stesso, attraverso palette cromatica, gestualità nel tratto, composizione dell’immagine.
Personaggi: cuore e motore di mondi e storie



Cyborg o no, i personaggi sono il cuore e il motore delle mie storie. Anche grazie a loro ho imparato a esaminare le mie emozioni, a capirle e a ricostruirle all’interno di vite ed esperienze lontane dalla mia. Per questo, è importante saper stare in contatto anche con emozioni difficili: si evita così, da una parte, l’effetto “cartonato” di personaggi che si fanno meri “araldi posticci” di uno stato d’animo; dall’altro, al contrario, di perdersi nei personaggi stessi, trasformando la scrittura in sofferenza, difficile da comunicare davvero. Il paesaggio interiore è inoltre importante quanto e più di quello esteriore: le emozioni si riflettono nel worldbuilding, proprio come nell’arte la figura umana si fonde con il colore emotivo dell’ambiente che la circonda.
Intreccio & Worlbuilding: una scaletta per tempo e spazio

La scaletta può avere vari livelli di dettaglio. Per quanto mi riguarda, alla successione di macro- e micro-sequenze (mai troppo micro, durante la stesura qualche buona idea può sempre spuntare e deve avere il proprio spazio) si accompagna sempre a una mappa via via più dettagliata. Un mondo non è un mondo senza un passato, ma anche senza una topografia, che assolve a istanze di coerenza interna e verosimiglianza relativa.
L’universo di Morjegrad: dal caos di appunti a una costellazione di testi




A partire da un’immagine che avevo in testa (quella di una città terrificante che ho perfino disegnato) e da un caos torbidissimo di appunti sparsi in quasi vent’anni, ho cercato di decodificare e cesellare i vari dettagli del contesto, dei personaggi e della trama, cercando di passare da un universo che avevo costruito solo per me stessa a qualcosa in cui potessi accogliere anche dei lettori. Non è stato facile, e il primo romanzo, “Le ombre di Morjegrad”, è stato una prima fase di quel processo; ma poi, una volta definiti i vari aspetti, si è venuto a creare un contesto duttile, strutturato ma anche modulare, in cui vari eventi e personaggi possono essere inclusi con la propria storia senza che si debba per forza leggere tutto il resto.
Le ombre di Morjegrad Vs. Il sangue delle madri




Per altri dettagli sull’universo di Morjegrad (mappe, prospetti vari ecc.) vi rimando qua (e poi se avete voglia fatevi un giro nel sito.)
In ogni caso, ricordate sempre:

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